Belluno

Il Totenburg di Quero

isabella pilo
di Isabella Pilo

“Dunkle, wie mit Blut getrænkte”. Scuro come inzuppato nel sangue: Il Totenburg, mausoleo germanico, di Quero (BL)

È il 25 maggio del 1939. Siamo a Quero (Quero-Vas, provincia di Belluno), un ameno luogo del Basso Feltrino, uno dei tanti paesi fra Piave e Grappa che fra il novembre del 1917 e l’ottobre del 1918 sono stati invasi e rasi al suolo dalle armate austroungariche e alleate.

Un paese da sempre conteso, posizionato fra il Bellunese e il Trevigiano, per la sua invidiabile posizione e per il generoso clima, fatto di “buone arie”, verdi vallate e acque salubri. A sud-est della cittadella, sulla cima del suo Col Maor, si staglia un grande cubo di mura nerastre, anzi, rosso scuro “color del sangue”; ai suoi piedi, il 25 maggio del 1939, stanno schierati alcuni reparti della Wehmacht, giovani della Hitlerjugend. Le autorità italiane e i cittadini queresi sono un po’ discosti, quasi in seconda fila; fra loro anche il generale Ugo Cei. Ordini secchi, canti di guerra e presentat’arm rimbombano nella Valle del Piave per onorare i caduti germanici morti durante la Grande Guerra proprio lì, nelle acque del generoso Fiume Sacro, e sulle asperità del Massiccio del Grappa. È il 25 maggio del ‘39 che il Presidente del Volkbund Deutsche Kriegsgraeberfursorge consegna all’ex Ministro degli Esteri tedesco e generale delle SS Hans Georg von Macksen le chiavi del Totenburg di Quero, della “Città dei Morti”, ovvero di quel complesso monumentale a memoria dei quasi 3500 soldati tedeschi caduti nel primo conflitto mondiale, che fino ad allora giacevano sommariamente sepolti nelle vallate limitrofe, intorno ai monti Grappa, Fontanasecca, Tomba.

totenburg quero

È Il 1939. Una data che fa venire i brividi, poiché siamo alla vigilia del più grandi conflitto del XX secolo.

Sono passati più di 80 anni, e oggi il Totenburg incute un po’ meno timore: siamo sufficientemente lontani da quei giorni neri, ma la memoria non deve obliterare le sciagure del passato, e il Totenburg di Quero, mausoleo in ricordo della guerra, anzi, “delle guerre”, è lì, vigile, a rammentarcelo.

Ma perché visitarlo oggi, oltre che per ricordare? Quale il senso di entrare nella “Città dei Morti” di Quero, in questa assolata e ventosa località di periferia del Veneto? Sicuramente, fra le altre ragioni, per effettuarvi una straordinaria lettura dell’architettura tedesca della memoria degli anni ’30. Il Sacrario germanico di Quero, progettato e realizzato dall’architetto Robert Tischler, coadiuvato da un pool di tecnici ed artisti  fra il ’35 e il ’39, è stato innalzato in un punto strategico, su di un colle che gli conferisce ancor più l’aspetto di struttura difensiva, di estremo baluardo delle aree di guerra dove aspre battaglie sono state ugualmente vinte e perse nel lontano 1918, solcate da personaggi entrati nella Grande Storia, come Erwin Rommel.

totenburg quero

Oggi si visita il Totenburg anche per capire – meglio se guidati da chi ne ha raccolto il testimone – per scrutare negli antri lugubri del Terzo Reich, per intravedere inquietanti simboli e geometrie che attingono al patrimonio culturale del popolo tedesco e ad antiche saghe degli dei e eroi germanici. O ancora, per leggere nelle effigie artistiche ivi contenute inni di guerra ed altri elementi di estetica nazista, incasellati all’interno di quello che a tutti gli effetti è considerato uno fra i più rappresentativi memoriali della Prima Guerra Mondiale del Terzo Reich all’estero. 

Si tratta di un viaggio nella memoria storica, ma anche collettiva, di un popolo, e di un percorso a tappe nell’architettura del ‘900.  Oltre a Robert Tischler, Quero ci sottopone a un ingrandimento su altri grandi interpreti di quel secolo: Carlo Scarpa e Attilio Lapadula. Scopriteli insieme a me.

Guida turistica di  – Isabella Pilo

Isabella Pilo

Sono guida turistica della provincia di Belluno, un piccola ma ricca terra di arte storia e cultura ai piedi delle Dolomiti. Ai miei ospiti offro racconti emozionali per fargli scoprire la mia terra, gliela faccio conoscere attraverso gli occhi di…
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