Mantova

La Madonna della Vittoria

anna maria ferraresi
di Anna Maria Ferraresi

La Madonna della Vittoria di Andrea Mantegna (in origine presso la Chiesa della Madonna della Vittoria, oggi al Louvre di Parigi)

Mantova 06 luglio 1496: il popolo freme, in trepidante attesa. Si è raccolto lungo le strade del centro cercando il posto migliore per poter osservare il passaggio della solenne processione che vede il trasporto della bellissima pala d’altare dedicata alla Madonna della Vittoria, dallo studio del maestro di corte Andrea Mantegna fino alla nuova cappella sita in via San Simone.

La chiesa, eretta come ringraziamento per la vittoria di Francesco II Gonzaga nella battaglia di Fornovo contro le truppe francesi, avvenuta esattamente un anno prima, fu costruita utilizzando i fondi messi a disposizione dall’ebreo Daniele Norsa come espiazione per aver deciso, col consenso di Vescovo e Marchese, di togliere un’immagine religiosa, che non lo rappresentava, dalla parete esterna dell’abitazione che aveva scelto per sé e per la propria famiglia, quando si trasferì a Mantova per affari.

Questo suo gesto causò tanta indignazione che il marchese, per mettere pace tra la popolazione, decise che l’edificio votivo sarebbe stato costruito proprio sul luogo dell’abitazione del mercante stesso.

Norsa fu quindi privato della propria casa, dovette finanziare la costruzione della chiesa e dovette pagare una multa di 110 ducati che servirono quale compenso al Mantegna per la realizzazione di quella pala che tutti i mantovani ebbero modo di ammirare lungo le strade della città.

 

Il Marchese non fu presente, alla processione, impegnato com’era in altra battaglia, mentre la sua consorte, Isabella d’Este, la seguì a distanza per non affaticarsi, trovandosi in avanzato stato di gravidanza. Rinunciò così a prendere parte al solenne corteo. La popolazione tutta ebbe grandi esclamazioni di meraviglia al passaggio di questa pala, di così ampie dimensioni.

Tutti videro al centro del quadro la Madonna in trono, sulle cui ginocchia, in piedi, si trovava Gesù Bambino benedicente. Nella mano sinistra teneva due garofani rossi.

Il committente, Francesco II Gonzaga, è inginocchiato in basso, sulla sinistra del quadro; tiene le mani giunte in adorazione verso la Madonna, la quale non ha uno sguardo assente, bensì rivolto verso l’adorante stesso, con la mano benedicente tesa sopra il capo del marchese. E’ la prima volta che si nota un rapporto di partecipazione tra la Divinità ed il committente-adorante. Il Mantegna è stato sublime nel rappresentare questo tema, al punto che poi i pittori lo imiteranno grandemente.

Il mantello della Madonna si presenta aperto, sorretto alla Sua destra da San Michele ed alla sinistra da San Giorgio. Sullo sfondo fanno capolino altri due santi: dietro San Michele si intravede Sant’Andrea al quale è dedicata la chiesa più importante per i mantovani, la basilica cittadina, capolavoro di Leon Battista Alberti. Dietro San Giorgio abbiamo San Longino, il legionario che colpì con la sua lancia il costato di Cristo e che, convertendosi, raccolse alcune gocce del preziosissimo Sangue, arrivando fino a Mantova con la preziosa reliquia, conservata proprio nella basilica stessa.

Ai piedi della Madonna, sulla destra del quadro, si trova San Giovannino, con la piccola croce recante il cartiglio in cui sta la tradizionale scritta… Più in basso, inginocchiata, sua madre, l’anziana Elisabetta, con il copricapo giallo, tipico colore identificativo degli ebrei.

E’ curiosa la mancanza della rappresentazione di Isabella d’Este che avrebbe dovuto essere dipinta al posto di Elisabetta, ma non volle farsi ritrarre da un pittore così realista come Mantegna, il quale difficilmente sarebbe sceso a compromessi, nascondendo i suoi difetti, per migliorarne l’aspetto. E’ noto il carattere capriccioso della marchesa, che voleva sempre apparire più bella di quanto non fosse in realtà. Figuriamoci in un quadro!

La scelta di rappresentare Elisabetta e Giovannino pare conseguenza del fatto che l’immagine religiosa che il Norsa aveva fatto togliere dalla parete, contenesse anche questi due santi.

Sul piedistallo del trono di marmo antico, riprodotto dal Mantegna con grande maestria, è raffigurato al centro il Peccato originale, mentre a sinistra e a destra si trovano la Creazione di Eva e la Cacciata dal paradiso terrestre.

Notevole è l’ornato dello sfondo, ricco di dettagli carichi di simbologia. In un pergolato lussureggiante si possono riconoscere frutti, fiori, uccelli (da notare il dettaglio dei nidi proprio sopra le teste dei santi Giorgio e Michele), pietre preziose e la presenza del corallo che è, assieme al garofano, simbolo di passione. Mantegna è particolarmente attento nella realizzazione di festoni ricchi di quegli elementi naturali, che impreziosiscono le sue opere. I frutti, lucidi e maturi simboleggiano lo splendore dello spirito della fede, mentre il pappagallo è un attributo di Maria. Si riteneva che il verso più comune dell’animale fosse “Ave”, per questo motivo è divenuto simbolo mariano e come tale, segno di purezza e di innocenza.

Non può sfuggire all’occhio, infine, la decorazione sopra lo schienale del trono: un tondo che sembra un gioiello con al centro un sole raggiato, una delle imprese di casa Gonzaga.

Il quadro che da subito fu descritto da ognuno come opera meravigliosa, fu trasferito a Parigi nel 1797 assieme al busto in bronzo del Mantegna proveniente dalla sua cappella funeraria in Sant’ Andrea.

Quest’ultimo fu restituito a Mantova nel 1816 durante il periodo della restaurazione francese, mentre la pala, ormai chiamata la “Vierge de la Victoire” è rimasta a Parigi perché nel momento delle restituzioni si trovava nell’appartamento privato di Luigi XVIII delle Tuileries e non ne è stato chiesto il rimpatrio. Oggi è conservata al Louvre assieme ad altre due opere magnifiche di Mantegna, appartenute ai Gonzaga: il Parnaso e Minerva che caccia i Vizi dal giardino delle Virtù.

Della chiesa cosa è rimasto?… è un’altra storia interessante che potrò svelarvi se verrete una giornata a Mantova alla scoperta delle tante curiosità nascoste tra le sue vie.

Guida turistica di  – Anna Maria Ferraresi

Anna Maria Ferraresi

Sono guida turistica abilitata per Mantova e provincia in italiano/tedesco. La scintilla che mi ha portata ad essere guida è stata la passione per l'arte, la storia e la geografia, ma soprattutto la curiosità. Tutto ciò mi stimola continuamente ad…
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