Bergamo

I “Macabri” in Borgo Canale

Daniela plebani italyproguide
di Daniela Plebani

Passeggiando tra il verde e le scalette di Bergamo

Oggi vi porterò a conoscere un luogo di Bergamo davvero incredibile, Borgo Canale, di antichissima origine, menzionato sin dal 842 ha questo nome proprio perché ricchissimo di canali che andranno a costituire la linfa degli acquedotti romano/medioevali che saranno utilizzati fino a tempi molto recenti.

Un borgo che ha visto nascere alcuni tra i personaggi che hanno dato lustro a Bergamo come Gaetano Donizetti, Alfredo Piatti, gli organari Bossi per restare in tema musicale ma anche a Mosè del Brolo, Pacino da Nova, grande frescante, Giovanni Sanz e soprattutto Vincenzo Bonomini autore dei nostri Macabri.

Il borgo è molto cambiato con la costruzione delle Mura Veneziane che l’hanno proprio staccato da Via Arena lasciandolo al di fuori delle attuali Mura. Oggi percorrerlo alla ricerca dei tesori che vedremo, ci regala anche un percorso naturalistico e paesaggistico di grande interesse. Tra l’altro è sempre stato una delle vie di comunicazione più importanti dato che era proprio questa la via che portava verso Lecco.

Sapete dove è la Porta dei Sannici?

Innanzitutto, ora visitiamo la chiesa di Santa Grata inter-Vites scendendo dallo scalone di San Gottardo e poi vi svelerò l’arcano.

La chiesa, antichissima, deve la sua sistemazione attuale a Luigi Angelini che penserà anche alla parte destinata a coro dove oggi si trovano i “Macabri” che sono sei pannelli a tempera su tela eseguiti attorno al 1816 da Vincenzo Bonomini. A suo tempo invece costituivano un catafalco che veniva esposto durante il Triduo dei morti. L’idea di Bonomini nel rappresentare personaggi vestiti di tutto punto su degli scheletri era si quella di un memento mori rivolto alle diverse classi sociali per ricordare come tutti gli uomini siano uguali davanti alla morte ma c’era anche l’idea di rappresentare in modo molto ironico gli abitanti del borgo di allora.

Passiamo nella sagrestia nuova dove ci attendono affreschi meravigliosi che anticamente erano parte di un importante palazzo.

Arriviamo alla Porta dei Sannici o meglio a quello che resta e cioè l’attacco di un arco, una lapide e uno stemma a testimoniare una stongarda che costituiva la difesa del suburbio, la data è del 1256 e testimonia come in quella data il podestà di allora si fosse occupato di salvaguardare questo luogo.

Tra scorci di paesaggi bucolici e bellissime case proseguiamo fino a V S Martino della Pigrizia dove imbocchiamo lo Scorlazzino, una delle scalette più suggestive dei nostri colli.

Da dove viene il nome Scorlazzino?

Beh! In verità c’è anche l’altra scaletta che si chiama Scorlazzone, più lunga e più ripida il significato deriva dal dialetto bergamasco “scorlass”, infatti, non è che un grosso falcetto e “scorlasu” è un arnese da macellaio ancora più grande.

Il percorso, ora dolce ora ripido porta a prati e a orti terrazzati che per tanto tempo hanno rappresentato la fonte di sostentamento per la gente del luogo.

Sbuchiamo in Via Sudorno da lì percorriamo un tratto di Via Torni da dove ammireremo la Conca di Astino dove c’è la Chiesa del Santo Sepolcro e il Monastero costruiti nel XII dai Vallombrosani.

Il percorso ci consente di notare bellissime ville tra queste l’ex-villa Neri con i suoi affreschi Liberty con ghirlande di frutta, vasi di fiori e bellissime donne che ci riportano indietro alla Belle Epoque quando la donna era immaginata dinamica, elegantissima sensuale dalla figura slanciata e molto filiforme con la pelle bianchissima simbolo di elevazione sociale e coperta di veli colorati, grandi cappelli e lunghissimi guanti di seta.

Scendiamo ora da Via Sudorno

Altro nome interessante…Sudorno che pare derivare da Saturno. Il Dio contadino rappresentato con la falce che fa proprio al caso nostro sia per le scalette sia per il fatto che questa era una zona dove si coltivava di tutto a parte la frutta e la verdura c’erano anche ulivi e viti.

L’abbondanza di verde e l’aria balsamica dei colli faranno sì che questa zona diventi nell’Ottocento un frequentato luogo di villeggiatura. Nascerà nel 1912 la seconda funicolare di Bergamo che porta a S Vigilio e, tra i primi visitatori, nel 1913 Hermann Hesse, futuro Premio Nobel per la letteratura che tesserà lodi sulla nostra città.

Superata la porta di S Alessandro ci attende la più bella delle ville Liberty di città alta: Villa Muzio, costruita nel 1901 dall’ architetto Virginio Muzio per risiedere con la sua famiglia, ci mostra gli stilemi dell’epoca a partire dalla cancellata di ferro battuto, semplice ma estremamente elegante con foglie e frutti di alloro avvitati tra loro. Di forma irregolare ha leggiadri affreschi con racemi di frutti e fiori e una figura di donna nel corpo cilindrico anteriore della casa che dà una specie di benvenuto a chi entra.

Queste passeggiate sui colli rasserenano per il bello che si vede ma allenano anche con tutti i sali e scendi che fanno molto bene, provare per credere!

Quando vi prenotate? Vi aspetto per verificare.

Guida turistica di  – Daniela Plebani

Daniela Plebani

Buongiorno a tutti, sono Daniela appassionata da sempre d'arte, di storia, di viaggi e di buona cucina che mi piace far scoprire a tutti i curiosi. Dal 2005 sono guida turistica abilitata in italiano e portoghese. Amo portare in giro le persone affinché…
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