Bergamo

Le mura veneziane di Bergamo    

bruno lonni
di Bruno Lonni

Per chi viene dall’autostrada da Milano, appena passato l’Adda, verso Nord, appare all’improvviso la cinta bastionata di Bergamo Alta.  Lo spettacolo è suggestivo, specie di sera, quando le luci illuminano i bastioni e conferiscono alla vista un che di sospeso.

L’immagine romantica svanisce subito se si va a vedere la storia delle Mura veneziane di Bergamo. Ci si accorge subito che tanta bellezza ha pagato un prezzo molto caro.  

Dopo l’inclusione di Bergamo ai domini veneziani (1428), sorge l’esigenza, da parte della Serenissima, di munire di adeguate difese le città di terraferma, in modo da salvaguardare i fiorenti traffici commerciali con il centro Europa. Bergamo non fa eccezione: essendo la città posta più a Ovest, e confinante con la nemica Milano, il senato veneziano, incurante delle proteste della cittadinanza, dà il via all’opera e incarica il generale Sforza Pallavicino di seguire i lavori.

 

Il 17 Luglio 1561 si dà inizio alla gigantesca opera.  La previsione di spesa è di 100 mila ducati, la spesa finale sarà di dieci volte tanto.  Si pensa di abbattere qualche decina di case, e invece saranno distrutte centinaia di abitazioni, otto chiese (fra le quali la chiesa paleocristiana di Sant’Alessandro), monasteri, fontane, anche le rigogliose vigne del colle.  I lavori dureranno 35 anni, con migliaia di lavoratori coinvolti, diversi cantieri aperti simultaneamente e il vecchio profilo medievale del colle profondamente sconvolto.

A fine lavori, le cifre della fortificazione sono impressionanti:  6,2 km di lunghezza, 14 baluardi, 2 piattaforme, 32 garitte (ne resta una visibile), 100 bocche di cannone, 3 polveriere, 4 porte di accesso (più una quinta, quasi sconosciuta).  Il profilo architettonico della cinta è superbo: si rinuncia alla pianta a stella, di gusto rinascimentale, per innalzare bastioni, cortine e piattaforme che si succedono a zig-zag, aggredendo, verso nord-ovest, l’irregolare conformazione orografica del terreno.   

mura veneziane di bergamo

Passeggiare oggi sulle Mura è un autentico piacere.  Con la funicolare si sale in Città Alta; in piazza Mercato delle Scarpe (ecco già il medio evo!) si scende per via San Giacomo, fino alla porta omonima, posta a Sud,  la più bella e scenografica, in marmo locale, elegante nelle sue modanature architettoniche, che troneggia sopra la città moderna.   Si passa sotto la porta percorrendo un ponte di pietra, fino alla via Tre Armi, che segue, dal basso, lo sviluppo della cinta.  E’ meraviglioso camminare ai piedi delle Mura, si apprezza il grande sforzo edilizio, si imparano certi nomi di architettura militare: l’inclinazione della scarpa, la controscarpa, la troniera, il cavaliere, l’orecchione, il redondone…    La via Tre Armi termina risalendo la cinta, fino a Porta Sant’Alessandro, posta ad Ovest.  Qui vi era l’antica cattedrale paleocristiana dedicata al santo protettore della città.  Oggi una colonna ne ricorda l’ubicazione.

Ci si avvicina alla porta e a sinistra, e, entrando in un area oggi adibita a parcheggio, è possibile apprezzare da vicino i baluardi che da qui verso nord-ovest, che si succedono l’un dopo l’altro, quasi senza cortina, a sottolinearne l’importanza strategica:  il baluardo san Gottardo, cui segue il baluardo san Vigilio (dove è visibile l’unica garitta rimasta); costeggiando poi il tracciato della funicolare di San Vigilio, per via Sotto Ripa, si giunge al baluardo Sforza Pallavicino, il più arduo e drammatico, non a caso intitolato all’autore del progetto. Posto sul punto più collinare più elevato ed esposto ai tiri del nemico, è costituito da una massa muraria ad artiglio, che poggia a tratti sulla viva roccia e che poco spazio dà agli attaccanti.  

Il baluardo Sforza Pallavicono ‘’fa tenaglia’’ con il successivo baluardo di Castagneta: entrambi proteggono la quasi sconosciuta quinta porta delle Mura, detta Porta del Soccorso.  Oggi appare come un anonimo portoncino di una casa privata, in un cortile, ma sono riconoscibili i bolzoni (le sedi rettangolari che permettevano l’apertura del ponte levatoio).  Al di là della porta (non visitabili) sono camminamenti, posti per cannoniere e costruzioni che un tempo ospitavano i soldati e i depositi di munizioni e artiglieria: qui era posto il centro di comando dell’intera cinta difensiva della città, non a caso chiamata piazza San Marco.

mura veneziane di bergamo

Dalla porta del soccorso che, come dice il nome, veniva utilizzata come via di fuga in caso di assedio soverchiante, partiva poi una strada coperta che raggiungeva il castello di San Vigilio, posto una cinquantina di metri più in alto.  Il castello, le cui prime notizie risalgono all’VIII secolo, ha sempre avuto una funzione di difesa primaria della città.  Dopo un accurato restauro il castello oggi è visitabile, e la strada coperta che lo collegava alle Mura è stata distrutta dai Francesi ad inizio Ottocento.  Già, i francesi: alla caduta della Serenissima, arrivano a Bergamo nel 1796: la parte Nord Ovest delle Mura viene venduta ai privati, per cui oggi è possibile solo visitarla esternamente.    

Nel Luglio 2017 le Mura di Bergamo sono stato incluse nella lista Unesco del patrimonio dell’Umanità, nell’ambito di un sito seriale transnazionale denominato Le opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo, Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale, insieme alle città murate di Peschiera (VR), Palmanova (UD), Zara e Sebenico in Croazia e Cattaro in Montenegro. 

Si legge nella motivazione dell’Unesco che queste città rappresentano un eccezionale valore storico, architettonico e tecnologico e contribuiscono alla configurazione del paesaggio , rafforzando la qualità del campo visivo. Ecco: ciò che un tempo poteva sembrare uno scempio, oggi rafforza la qualità del campo visivo, comunicando bellezza.

Nel 2023 Bergamo e Brescia saranno capitale italiana della cultura: c’è da aspettarsi che le Mura Veneziane saranno fra i protagonisti degli eventi attesi. 

Ma, dopo una tale indigestione di architettura militare, fortezze, baluardi perché non concedersi una pausa salutare e mangiare un buon gelato? Proprio accanto alla porta di Sant’Alessandro si trova la gelateria che per prima negli anni ‘60 ha messo a punto la ricetta del gelato al gusto di stracciatella. 

Perché non approfittarne? Il (buon) gusto è parente stretto della bellezza.  

Guida turistica di  – Bruno Lonni

Bruno Lonni

Sono guida turistica da pochi anni, abilitata in francese e inglese. Fin da giovane ho coltivato la mia passione per l'arte perlustrando il territorio con curiosità. Mi piace condurre visite guidate stimolanti e coinvolgenti. So adattarmi alle spettative dei miei…
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