Napoli

Monastero di S.Arcangelo a Baiano

Cinzia Davide italyproguide
di Cinzia Davide

Non tutti sanno che nel noto quartiere popolare di Napoli chiamato Forcella vi era un Monastero che per lungo tempo è stato luogo di scandalo, vergognosi atti di libidine e teatro di gravi delitti.

Tali fatti, ispirarono nel 1800 scrittori di grosso calibro come Stendhal, il quale descrisse in maniera dettagliata e grottesca le conseguenze e i danni provocati a quelle fanciulle la cui   unica colpa era quella di appartenere a famiglie aristocratiche, e come tali costrette a chiusure forzate nei conventi più in voga dell’epoca.

Il Monastero di Forcella nasce nel IV Sec quando alcuni monaci Basiliani fondarono un piccolo Monastero dedicato ai Santi Arcangelo e Pietro. Il nome pare derivi dalla famiglia Baiani, grandi benefattori che con le loro donazioni avevano contribuito alla manutenzione dello stesso. Secondo altre versioni pare che il nome si deve alla presenza di una piccola comunità di cittadini provenienti da Baia,

 

Fu grazie agli Angioini che il monastero subì modifiche e varie trasformazioni, fino a divenire la sede di tutte quelle fanciulle che per costrizione furono rinchiuse e dedite alla vita di clausura.

Anche la famosa Fiammetta (Maria D’Acquino) tanto amata dal Boccaccio e figlia naturale del Re Roberto d’Angiò subì la stessa sorte.

Molte fanciulle già avevano assaporato la vita mondana, ma costrette a rinunciare alla propria libertà ed a tutti i piaceri della vita perché le proprie   famiglie riuscivano a sostenere la spese del matrimonio   di   una, o massimo due delle proprie figlie, le successive per non gravare sulle proprie finanze, venivano rinchiuse in monasteri.

Quindi, la costrizione e soprattutto la rinuncia a tutte le libertà sessuali indusse le monache ad intrecciare relazioni di profondo affetto tra di loro, e relazioni   amorose con nobili uomini, e con personaggi di grande spessore come il Viceré Don Pedro de Toledo. Il ripetersi di quei fatti osceni provocò sempre di più odio, cattiveria e malvagità   e la sete di vendetta fu tale da indurre le monache a commettere terribili omicidi

Quando tali scandali furono scoperti dalle autorità ecclesiastiche, le monache più ribelli delle quali si conoscono addirittura i nomi, vennero condannate a bere della cicuta.

Solo la più ribelle, di nome Giulia Caracciolo, si sottrasse alla condanna dei prelati e si conficcò lei stessa un pugnale nel petto.

Tutti questi fatti così orrendi e brutali giunsero al popolo anche grazie alla tele del pittore Tommaso De Vivo, il quale dipinse a tutto campo l’intero scempio avvenuto nel Convento che poi   fu soppresso definitivamente nel 1577.

Oggi, purtroppo la struttura versa nel più totale stato di abbandono e degrado, ma leggende napoletane raccontano di strane ombre vaganti nella notte, e fantasmi di monache dannate che si aggirano nel Monastero in cerca di pace.

Purtroppo, dell’intera struttura rimane poco o quasi niente, e chi ha usurpato e contribuito alla spoliazione del Convento a differenza delle monache è rimasto impunito!

Guida turistica di  – Cinzia Davide

Cinzia Davide

Sono una guida turistica autorizzata dalla Regione Campania con esperienza pluriennale. Svolgo il mio lavoro con dedizione e passione e cerco di catturare l'attenzione dei miei clienti raccontando storie, leggende, e quant'altro in maniera soft e divertente . Contattatemi, sarà…
Contattami
Nascondi commenti ▾ Mostra commenti ▾