Napoli

Dal telegrafo ad Internet

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di Mimma Macrì

Il primato di Napoli nelle comunicazioni elettriche

Durante il mio tour sulla Napoli degli anni ’30, mi sono interrogata più volte sulla funzione di un’enorme colonna in diorite posta sulla facciata principale del Palazzo delle Poste, in piazza Matteotti. Ancora una volta, Internet mi è stata d’aiuto: la colonna fungeva da “coprifilo” per i cavi dell’antico telegrafo cittadino. Approfondendo l’argomento, mai mi sarei però aspettata di scoprire che l’Italia fu la prima nazione al mondo ad avvalersi di un servizio telegrafico elettrico, nato addirittura a Napoli!

Fu infatti Ferdinando II di Borbone che, intuendo l’importanza di questo nuovo strumento di comunicazione, decise di commissionare al Corpo Militare di Strade e Ponti lo studio per la realizzazione di una complessa rete telegrafica che collegasse tutti gli uffici postali delle province e delle principali città del Regno delle Due Sicilie, isole comprese.

palazzo delle poste napoli
Il palazzo delle poste a Napoli

Col Regio Decreto n°3087 del 18 Giugno 1852 si posero quindi le basi per la costruzione della prima linea telegrafica elettrificata che, grazie agli accordi postali con lo Stato Pontificio, allacciò Napoli con Terracina, località al confine tra i due territori.

Nell’ Aprile 1855 fu addirittura possibile inoltrare dispacci telegrafici con altri stati stranieri, mentre bisognò aspettare il 1858 per i primi cavi sottomarini tra Reggio Calabria e Messina. L’impresa, avveniristica per l’epoca, attirò gli scienziati grazie a due fattori: la lunghezza delle tratte tra i punti di allaccio, e l’attraversamento del mare. Come si riuscì ad ottenere un risultato così strabiliante? Forse grazie a Samuel Morse (l’inventore americano del telegrafo elettrico), documentato a Napoli in quel periodo, che potrebbe aver dato qualche dritta segreta alle officine di Pietrarsa, incaricate della costruzione: probabilmente vennero utilizzati dei “canapi sottomarini particolari” costituiti da una coppia di “anime conduttrici in rame puro”. Inoltre, l’isolamento non fu realizzato, come d’abitudine, in legno di ciliegio e gomma naturale, ma in porcellana grezza di Capodimonte e catrame denso e gelatinoso, ad evitare che l’acqua marina, anche a grandi profondità, potesse raggiungere l’anima dei cavi alterandone la conducibilità elettrica.

Nel 1857 le ultime isole ad essere collegate alla rete telegrafica del Regno delle Due Sicilie furono Ponza e Ventotene, attraverso un cavo subacqueo lungo 30 miglia marine: un ulteriore primato, se si considera la grande profondità del tratto di mare attraversato. Nel 1859, infine, Ferdinando II firmava l’inizio dei lavori di posa del cavo telegrafico tra la Sicilia e Malta: un’impresa colossale che gettò discredito sull’Inghilterra, ancora lungi dal far funzionare il suo telegrafo nella Manica! Gli impianti nostrani lavorarono a lungo, in particolare il cavo di Ponza fu dismesso solo 70 anni dopo quando, ancora perfettamente funzionante, fu abbandonato dal regime fascista e sostituito da uno nuovo, potenzialmente più performante, che però nel 1942 si interruppe per un ancoraggio errato di una nave da guerra: il vecchio impianto borbonico fu quindi ripristinato e continuò a fare il suo lavoro per qualche anno ancora.

La rete telegrafica del Regno delle Due Sicilie determinò una serie di innovazioni tecnologiche che in molti scommettono essere le basi dell’attuale rete Internet: ecco quindi il presente che si fonde col passato, la nuova tecnologia che ci riporta per mano al punto di partenza, ad un pilone in pietra nera che nasconde una pagina brillante della nostra storia.

 

 

Fonte: Vocedinapoli.it

Guida turistica di  – Mimma Macrì

Mimma Macrì

Mi chiamo Mimma e sono guida turistica autorizzata dal 1996. Ho scelto questo lavoro già dai tempi della scuola, studiando le lingue straniere e la storia dell'arte. Negli anni ho approfondito le mie conoscenze sulla regione Campania, dove vivo ed…
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