Napoli

III e IV Granili: l’ Inferno di Dante al porto di Napoli

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di Mimma Macrì

A quanti mi chiedono quanto tempo occorra per visitare Napoli ed impadronirsi della sua storia non so mai dare una risposta concreta: perché io stessa, nata e cresciuta nel centro monumentale di Napoli, non posso dire di conoscerla fino in fondo. Una parte della sua anima artistica ed architettonica è infatti andata perduta durante i bombardamenti del ’43, o per le conseguenze di esso.

È questo il caso del III e IV Granili di Napoli, descritto meravigliosamente da Anna Maria Ortese nel racconto “La città involontaria”.

 

La Ortese descrive un edificio napoletano ormai non più esistente, costruito a partire dal 1779 su progetto di Ferdinando Fuga lungo la linea costiera tra il porto ed i comuni vesuviani. Simile all’ Albergo dei Poveri, ma meno acclamato dalla critica, constava di 348 stanze, tutte di stessa grandezza, distribuite su 4 livelli comprensivi di un terraneo. Originariamente concepito come deposito di masserizie, l’edificio III e IV Granili al Porto di Napoli conobbe gli usi più disparati fino al 1846, quando fu adibito a caserma di fanteria e cavalleria, funzione che conserverà fino alla Seconda guerra mondiale.

granigli Napoli

Immediatamente dopo la guerra furono tanti i napoletani che, rimasti senza casa a causa dei bombardamenti, decisero di trasferirsi temporaneamente ai Granili, per trovare riparo dalle intemperie in attesa di riprendere in mano le loro vite. Su ogni lato dei 4 corridoi, uno per piano, si aprivano 43 porte di abitazioni private, ed in ognuno di quei vani si contavano dalle 3 alle 5 famiglie, con solo 2 bagni a disposizione per corridoio. Nonostante l’elevato numero di finestre, la luce del sole colpiva solo l’ultimo piano dell’edificio; gli altri piani venivano a stento illuminati elettricamente, con luci sempre più fioche man mano che si raggiungeva il terraneo.

Ed è a questo viaggio dalla luce al buio che corrispondono, idealmente, i gironi infernali di dantesca memoria: dalla vita, tutto sommato accettabile, condotta dalle famiglie che alloggiano ai piani superiori si arrivava pian piano a stanzoni sempre più affollati e malmessi fino al degrado di coloro che, ormai privi di tutto, non anelavano ad altro che al buio, imperante nel terraneo nel quale furono confinati loro malgrado, che fungeva da filtro tra disperazione e rassegnazione. A questo dislivello sociale, ancora così attuale ed avvertibile a Napoli e nel mondo, potrebbe essersi rifatto un film distopico di recentissima uscita, dove l’orrore multipiano si riferisce stavolta ad una prigione, dove un ascensore porta il cibo dall’alto al basso, condannando i piani inferiori alla fame e quindi alle più terribili aberrazioni per evitare una morte certa.

L’edificio dei Granili al Porto di Napoli, fortemente danneggiato anch’esso dai bombardamenti, fu definitivamente abbattuto nel 1953 dal Genio Civile di concerto col Provveditorato alle Opere Pubbliche. Le famiglie in esso ospitate furono trasferite nelle nuove case popolari che in quegli anni sorsero nelle periferie di Napoli.

Oggi l’area dei Granili è occupata dalle attività portuali e in particolare del raccordo interno che collega il porto all’autostrada.

 

 

 

Fonti:

Marco di Mauro, La fabbrica dei Granili e la Casina Cinese, in Napoli Nobilissima, 2002

Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Torino, Einaudi, 1953

Guida turistica di  – Mimma Macrì

Mimma Macrì

Mi chiamo Mimma e sono guida turistica autorizzata dal 1996. Ho scelto questo lavoro già dai tempi della scuola, studiando le lingue straniere e la storia dell'arte. Negli anni ho approfondito le mie conoscenze sulla regione Campania, dove vivo ed…
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