Napoli

La ruota degli esposti della Santa Casa dell’Annunziata

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di Mimma Macrì

Storie di abbandoni e di rinascite

 “Quando una popolana napoletana non ha figli, essa non si addolora segretamente della sua sterilità (…) Una mattina di domenica ella si avvia con suo marito all’Annunziata, dove sono riunite le trovatelle, e fra le bimbe e i bimbi, ella ne sceglie uno con cui ha più simpatizzato e, fatta la dichiarazione al governatore della pia opera, porta con sé, trionfante, la piccola figlia della Madonna” [Matilde Serao, Il ventre di Napoli, Francesco Perrella Editore, Napoli 1906].

Le parole di una delle penne più prolifiche della città di Napoli, vissuta a cavallo tra l’800 e il ‘900, hanno guidato i miei passi durante una passeggiata ricognitiva nel quartiere Forcella, cuore di Napoli. È lì che ha sede ciò che resta della Santa Casa dell’Annunziata, fondata nei primi anni del 1300 per volontà di Sancia de Maiorca e destinata alla cura di poveri, donne perdute e bambini rifiutati. Questi ultimi, abbandonati di notte sulle scale della chiesa omonima, andavano incontro a morte sicura se non presi per tempo: fu per questo che fu adottata anche a Napoli la “Ruota degli Esposti”, già utilizzata dai tempi di Papa Innocenzo III nella città di Roma.

La Ruota degli Esposti è una cassetta rotonda, ruotante su un perno, posta in una nicchia nel muro della Santa Casa dell’Annunziata.

Ampiamente utilizzata come mezzo per liberarsi dei “figli della colpa”, ovvero nati da unioni illegittime, ospitò anche molti bambini venuti alla luce in famiglie numerose, dalle condizioni economiche assai disagiate. La Ruota garantiva l’anonimato a chi abbandonava i piccoli, ma soprattutto una possibilità di sopravvivenza ai neonati che, altrimenti, sarebbero forse morti di stenti in qualche vicolo maleodorante del quartiere. Il suono di una campanella, posta all’esterno della ruota, avvisava le religiose dell’arrivo del nuovo infelice, che, di norma, era nudo o fasciato con un giornale o un panno in cui, spesso, si ritrovavano segnali di un tormentato abbandono: una moneta, un orecchino oppure un’immaginetta sacra divisa a metà, una carta da gioco mozzata o parte di una medaglia spezzata, di cui la madre conservava l’altra porzione come prova, auspicando una futura restituzione del piccolo. Capitava infatti, talvolta, che i genitori tornassero a riprendere i propri bambini al migliorare delle loro condizioni economiche; ma era anche molto comune che le madri stesse si presentassero all’Annunziata in cerca di un lavoro, riuscendo così a fare da balia ai propri figli.

A tutti i neonati abbandonati nella Santa Casa dell’Annunziata veniva imposto lo stesso cognome: Esposito, da “esposto” nella Ruota. Fu solo nei primi anni del 1800 che Gioacchino Murat concesse una deroga a questa usanza, consapevole che essa potesse costituire un marchio permanente per gli infanti: ciò permise ad un famoso scultore napoletano, il “Genio dell’abbandono” Vincenzo Gemito (cit. Wanda Marasco, Il genio dell’abbandono, edizioni Neri Pozza), di portare un cognome non stigmatizzante.

ruota degli esposti

La Ruota degli Esposti non è più in funzione dal 1875, seppur ancora visibile nel lato esterno delle mura dell’ Ospedale dell’ Annunziata, e la stessa istituzione venne soppressa nel 1980 quale “ente inutile”: sostituita dalle culle termiche degli ospedali, molto più confortevoli e funzionali, è ormai solo lo spettro di un abbandono senza regole, che negli anni ha lasciato il passo al diritto inalienabile, per tutti, di avere una famiglia, una casa ed un futuro senza incertezze davanti a sé.

 

 

 

Fonti (oltre a quelle già citate): La ruota della vergogna, Maria Teresa Iannitto, edizioni Colonnese

             La ruota degli esposti: cronache, curiosità, stravaganze della nobile istituzione, Isidoro Sparnanzoni

Guida turistica di  – Mimma Macrì

Mimma Macrì

Mi chiamo Mimma e sono guida turistica autorizzata dal 1996. Ho scelto questo lavoro già dai tempi della scuola, studiando le lingue straniere e la storia dell'arte. Negli anni ho approfondito le mie conoscenze sulla regione Campania, dove vivo ed…
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